Dove vivevano le streghe liguri?

Nelle valli che circondano il luogo in cui vivo, le case delle streghe sono grotte, casolari arroccati, cumuli di pietre al limitare di un bosco.

E i loro luoghi prediletti per il Sabba sono prati d’alta montagna, nei quali disegnano cerchi con le loro danze a piedi nudi, invocando e incarnando le forze primordiali della natura.

S’incontrano in fitte foreste o sulle rive di polle d’acqua così scure che paiono attingere direttamente dall’Averno e alle quali si può giungere solo in volo, talmente impervie sono le zone che li custodiscono.

Amano gli anfratti naturali, nei quali si danno appuntamento, ma non disdegnano neppure il mare per le loro riunioni. E allora spiagge, scogli e isolotti divengono facilmente protagonisti di storie e leggende di bazure che scatenano marosi e tempeste o si divertono a fare dispetti a ignari marinai.

Qualche volta, pure le periferie dei borghi accolgono le loro abitazioni e le congreghe. Qui le bazure si scambiano saperi ancestrali e ricette proibite, preparano unguenti, scagliano incantesimi e ridono portando indietro la chioma selvaggia e scarmigliata.

Anche le fonti di montagna vengono toccate dalla loro magia e presenza. Le bazure le frequentano, vi si danno appuntamento e talvolta incappano in qualche sconosciuto che non sarà più lo stesso dopo l’incontro con quelle Donne di Saggezza.

Su cime aguzze hanno castelli come fossero regine di reami fatti di nuvole e vento e sulle sommità di colli più dolci accendevano i falò dei loro sabba, che furono così numerosi da aver consumato tutta l’erba, che non vi cresce più da secoli.

Neppure il camposanto è immune alla loro presenza. Si dice che alcuni custodiscano ancora tombe dalle strane forme in cui furono seppellite le streghe, o che siano popolati da luci bizzarre, opera della loro magia.

Nelle valli della Liguria, bazura (strega) fa rima con natura e coi luoghi di mezzo, soglie liminali in cui tutto è misterioso, possibile, inconoscibile, indefinibile…

Andiamo a conoscere alcuni di questi posti, allora.

Lo scoglio alto. Fotografia d’epoca tratta da cumpagniadiventimigliusi.it

Fino a pochi decenni fa, a Ventimiglia, esistevano tre grossi scogli che hanno fatto nascere sul loro conto molte leggende legate al magico. Di questi tre, ne è rimasto oggi solo uno, ultimo baluardo di racconti stregati. Il più imponente, ormai scomparso, “u scögliu autu” (lo scoglio alto), si credeva ospitasse balli di streghe sulla sua cima, impossibile da raggiungere per gli esseri umani e perciò dimora o incontro prediletto per creature sovrannaturali.

La Cabotina, a Triora, è luogo di ritrovo di streghe forse più oggi che un tempo. Era il luogo fuori le mura del borgo considerato la Salem d’Italia, un quartiere allora povero e malfamato, in cui si dice che le streghe confezionassero pozioni e scagliassero malefici, giocando a palla coi neonati che si facevano rimbalzare da un capo all’altro del vallone. Eppure, pare non fosse realmente il luogo prediletto dalle bazure, poiché divenne anche luogo fortificato. Tuttavia, oggi ha talmente tanto fascino, che ogni esoterista o praticante di stregoneria vi si reca e la frequenta.

Lago Degno è tra i luoghi più famosi e inaccessibili della zona prediletti dalle streghe liguri, oggi chiuso da un’ordinanza per via della sua pericolosità. I documenti antichi lo testimoniano come luogo in cui le bazure del territorio di Triora s’incontravano col demonio, una zona descritta come talmente oscura che neppure gli animali osavano sostarvi, mentre la polla d’acqua appariva quasi nera, come fosse fuoriuscita dall’Inferno. Oggi, per i più temerari o incoscienti, viene frequentato da chi pratica canyoning, e resta un luogo di rara e incontaminata bellezza. Le acque che lo creano hanno una particolare, forte e arcana energia, che non passa inosservata ai più sensibili.

La Rocca de’ Bazure ad Andagna è un luogo inaccessibile e oggi pressoché dimenticato, ma un tempo era assai frequentato dalle streghe, nell’immaginario collettivo. Si racconta che qui si dessero appuntamento particolari streghe-vampiro, che per accedere in volo a tale grotta avessero una formula di riconoscimento, una sorta di parola d’ordine senza la quale non si otteneva il lasciapassare.

Le streghe liguri non disdegnavano il mare. E infatti si favoleggia che le streghe di Triora volassero periodicamente fino all’isola Gallinara sotto forma di neri uccelli, per incontrare qui tutte le congreghe della zona. Non c’è che dire, avevano buon gusto in quanto a panorami e suggestioni.

A Tovo San Giacomo, nell’entroterra di Savona, il monte Bruxacrava conserva memorie di diavoli e streghe, che qui si davano appuntamento a ogni plenilunio per i loro riti magici, un passato testimoniato anche dal suo nome (Bruxacrava= brucia capra). Nottetempo, gli abitanti della zona potevano scorgere la cima del monte illuminarsi di tante fiammelle, dove l’erba ardeva per via di alò stregati. Da allora, non vi cresce più la vegetazione.

E sempre in una grotta vivevano le fate-streghe benevole di Ellera, che a seguito di un grande torto subito assunsero sembianze feline per non farsi mai più vedere dagli esseri umani che per anni (secoli?) avevano curato con amore.

Il Lac du Basto, nell’alta Valmasque (attualmente in territorio francese), vanta storie di streghe potentissime. Fra i monti che gli fanno da cornice avrebbe il suo castello Maima, Regina delle Streghe. E su questo lago vi sarebbero ancora dei frati trasformati in larici da una delle streghe esiliate in questo luogo in tempi ormai lontani.

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