Una voce nel silenzio

A volte fa bene uscire da soli, fare qualcosa che non si è mai osato fare e scendere in quell’apparente solitudine che tutti – almeno in genere – temiamo.

Un giorno d’inverno ho preso la macchina, incentivata a partire alla ricerca della neve sui monti e di una storia da raccontare. Il mio è stato un viaggio di appena quattro ore, ma come accade sempre, ne sono tornata cambiata, arricchita.

Mi sono inerpicata su per le stradine strette della mia valle senza una meta prefissata, ma con la voglia di lasciarmi meravigliare da quello che avrei potuto trovare sui miei passi. Ho viaggiato per quasi un’ora prima di decidere di fermarmi.

Triora

Ho seguito la linea di neve fresca scesa a imbiancare la terra quella stessa mattina, perché ogni tanto la mia Anima reclama la sua purezza, il suo freddo tagliente e quel suo modo così unico di rivelare l’essenziale agli occhi e al cuore.

Ho fermato l’auto nello spiazzo di un borgo e mi sono decisa a scendere, zaino in spalla e reflex alla mano, non sapendo cosa mi avrebbe aspettato tra quelle casette di pietra affastellate le une alle altre.

Ero intimorita ed elettrizzata al tempo stesso. La mia prima volta da sola, lontana da casa, senza volti conosciuti intorno a me e con il solo rumore dei miei passi a scandire il tempo, il mio tempo, in un luogo che ha assunto ben presto un fascino mistico nella mia immaginazione.

paesaggio

Camminavo, non sapendo ancora che non avrei incontrato anima umana lungo il percorso. Procedevo sbuffando nuvole di vapore dal naso e dalla bocca, guardandomi intorno. Mi sentivo quasi un’intrusa, una visitatrice inattesa. E, camminando, mi sono accorta di aver lasciato pensieri e congetture sul sedile dell’auto, mentre ora avevo posto solo per il Qui e Ora. C’eravamo io e il silenzio, nient’altro.

Quel silenzio che spesso assorda e fa impazzire, che obbliga a sentirsi padroni di sé, pena la follia.

C’ero io, a credermi una vagabonda solitaria in quel gomitolo di case, e pian piano ogni cosa ha acquistato il suo senso, in me.

Là, sola (per modo di dire) tra i muri antichi, le piante ormai spoglie e una natura brulicante di vita, ho sentito la voce del Tutto.

albero

Era vibrante, potente, così tanto da stordirmi. Perché in fondo non siamo abituati a percepirla, non sappiamo distinguerla, poiché di fatto è silenziosa e al tempo stesso fortissima. Tuttavia si rivela solo a chi perde la strada della materia per ritrovarsi in quella dell’Anima, e allora la sua voce diviene tanto forte da non poter essere ignorata.

Mi ha parlato.

Lo ha fatto attraverso il soffio del vento, e no, non sto parlando di un cartone animato Disney. Ho udito il canto degli uccelli, quasi ne comprendevo il linguaggio, messa a nudo davanti alla natura nella mia apparente solitudine.

Mi ha fatto sentire vulnerabile e accolta al contempo, là dove i miei ritmi consueti non erano ammessi (e meno male, aggiungerei). Mi ha raccontato storie attraverso il ritmo delle stagioni e i fili d’erba umida.

Mi ha sussurrato eternità là dove c’ero solo io, insieme ai miei demoni.

lumaca lentezza

La sua parola d’ordine è stata “lentezza”. E infatti tra quei viottoli ho trascorso due ore, salendo e scendendo le ripide scale, ammirando i minuscoli giardini di semprevivi che disegnavano ghirigori sulla roccia, riempiendomi lo sguardo con il bosco circostante. Ho obbedito al richiamo di quel frammento di universo che si è spiegato davanti ai miei occhi e mi sono lasciata cullare da esso, e ogni attimo è divenuto fonte di meraviglia. Ero un’esploratrice pronta a vedere il mondo con occhi nuovi, a viverlo coi ritmi lenti di un tempo.

semprevivi

Abbiamo perso tanto nella nostra frenetica modernità, la voce del Tutto è soffocata dalla nostra spazzatura, ma basta un attimo per ritrovarla, perché noi siamo una parte del Tutto e il Tutto fa parte di noi. A volte basta solo dimenticarsi del wifi e cercare intenzionalmente altri tipi di connessione per navigare in un mare che ci è consono per natura, ma che abbiamo dimenticato.

Vi auguro di trovarla, quella voce, di seguirla e onorarla. Perché da quel momento non sarete più gli stessi.

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