Magia e medicina della gravidanza nell’antico Egitto

Per gli Egizi la magia era una realtà presente a tutti i livelli. Parte integrante del pensiero religioso, essa rappresentava l’energia impiegata dal dio primordiale per creare il mondo e mantenere l’equilibrio cosmico. Praticare la magia era ritenuto indispensabile ed era una pratica accessibile a chiunque (Per saperne di più al riguardo, leggi il mio articolo “La Magia nell’Antico Egitto”).

Tale forza serviva per gestire alcune situazioni, come quelle di passaggio (parto, nascita, malattia, morte…).

In Egitto il mago e il medico non sono avversari, ma collaborano per stabilire un equilibrio tra il relativo e l’assoluto, tra il possibile e l’impossibile. L’Egitto ha sempre avuto la fama di eccellere nell’arte della medicina, tant’è che gli Egizi venivano consultati spesso dai popoli vicini. I centri di cultura medica egizi erano rinomati e frequentati da molti stranieri. Esistevano anche santuari specializzati in branche mediche specifiche, tra cui l’ostetricia e la ginecologia.
Sono pervenuti fino a noi alcuni dei cosiddetti Papiri Medici che venivano consultati anticamente per curare le varie malattie e i disturbi. Tali papiri entravano a far parte di corredi funebri, ed è così che sono arrivati fino ai giorni nostri. In uno di questi, si legge un metodo per scoprire se la donna è incinta o meno (un rudimentale test di gravidanza dunque) e per conoscere il sesso del nascituro:

Mettere orzo e grano (in due sacchi di tela) che la donna bagnerà con la sua urina ogni giorno; allo stesso modo, mettere nei sacchi sabbia e datteri. Se orzo e grano germoglieranno entrambi, ella partorirà (ciò significa che è fertile). Se germoglierà per primo l’orzo, sarà un maschio; se germoglierà per primo il grano, sarà femmina. Se non germoglieranno né l’uno né l’altro, ella non partorirà.

La parte inerente il sesso del nascituro poteva essere eseguita a partire dal terzo mese di gravidanza. Esperimenti svolti sembrano confermare l’affidabilità di questo metodo.

Un altro test di gravidanza consisteva nel porre nella vulva della donna una cipolla. Se il giorno dopo ella ne sentiva il sapore in bocca significava che era incinta.

Una volta incinta, la donna egizia poteva trovarsi ad affrontare complicazioni a volte dagli esiti drammatici, come testimoniano alcuni reperti. A volte, tuttavia, si cercava di evitare gravidanze indesiderate. Esistevano anche all’epoca dei contraccettivi, come tamponi impregnati di escrementi di coccodrillo o gomma di acacia; fungevano sostanzialmente da ostacolo meccanico, ma nel secondo caso la fermentazione dell’acacia forma acido lattico ad azione spermicida.

Oltre che ai problemi della gravidanza e del parto nei papiri si trovano rimedi per altre patologie femminili come la dismenorrea, curata con un impacco di trito di cipolle, malto e segatura di pino.

Come detto poco sopra, gli Egizi erano soliti risolvere i problemi legati a passaggi importanti della vita umana con la magia.
Il parto e la nascita sono tra i momenti più delicati dell’esistenza umana, per cui le donna si appoggiavano a pratiche magiche per proteggersi durante il parto e per offrire una protezione anche al nascituro.
Le difficoltà al parto non erano infrequenti, anche a causa della conformazione del bacino, alto e stretto, delle donne egiziane e le piccole dimensioni delle pelvi. Per favorirlo era considerato utile medicare il ventre con sale marino, farro e giunco femmina.

Il parto seguiva un rituale prestabilito: la donna sedeva su una sedia da travaglio, detta meskhen, ad aiutarla vi erano le levatrici, dato che gli uomini erano esclusi, che impersonavano le dee Nefti, Heket e Iside. Durante il travaglio, la gestante pregava il dio vasaio Khnum, che presiedeva al parto. Dopo il parto, la placenta veniva conservata, perché ritenuta capace di curare le malattie del neonato; per favorirne l’espulsione si doveva far sedere la donna sopra un tampone imbevuto di segatura di abete e feccia.

Il latte materno era considerato sacro e divino, era simbolo della resurrezione e veniva impiegato anche per il confezionamento di medicinali. Mescolato con miele e datteri serviva a calmare la tosse del bambino, era usato anche per prevenire disturbi agli occhi e al cuore.

Alla partoriente e al bambino venivano donati amuleti, spesso statuette votive che avevano le sembianze delle dee protettrici del parto (Taweret, Bes e Hathor). Nella foto sopra, esempi di statuette di protezione per il parto e per il bambino conservate al Museo Egizio di Torino.

Uno degli scongiuri pronunciati dalle madri per i loro bambini era il seguente:

“Che ogni dio protegga il tuo nome,
ogni luogo ove ti troverai,
ogni latte che berrai,
ogni seno dove sarai preso,
ogni ginocchio dove sarai seduto,
[…] che ti tenga in salvo per loro,
che ti calmi per loro, ogni dio e ogni dea.

Muna

Fonti:
Magia e Iniziazione nell’Egitto dei faraoni, René Lachaud
– Didascalie del Museo Egizio di Torino
http://www.antrocom.net/upload/sub/antrocom/010205/03-Antrocom.pdf
http://www.mondo-doula.it/articolo.aspx?articolo=58

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